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GABRIELE D'ANNUNZIO NELLE LETTERE A GIANCARLO MARONI (1935)

GABRIELE D\'ANNUNZIO NELLE LETTERE A GIANCARLO MARONI (1935)
A Quarto, nel 1935, Carlo Delcroix celebra la partenza dei Mille e il memorabile discorso di d’Annunzio per l’intervento. Anche il Comune di Milano omaggia lo scrittore abruzzese donandogli una statua dello scultore Minerbi.
Finalmente si pubblica il Libro segreto, confessione di un d’Annunzio tentato di morire e quasi presago della propria fine. Il poeta scrive a Mussolini: “Il mio cranio di lucido vetro può incrinarsi improvvisamente”. I messaggi del poeta dal principato Vittoriale sono per i Francesi, per il legionario fiumano Agostino Lazzarotto in partenza per la guerra d’Africa (“Partirei anch’io, se non fossi decrepito e infermo”) e la vedova di Cesare Battisti, in occasione della tumulazione della salma del martire sul Doss Trento.
Gian Carlo Maroni, l’architetto del Vittoriale, nel ’35 crea su invito di Fulvio Balisti il sacrario di Ponti sul Mincio, diventa accademico di San Luca e riceve in dono un rustico dal comune di Riva, la sua città. In alcune lettere il comandante ricorda il padre di Gian Carlo, Bortolo, che battezza Fra Ginestro, e i fratelli dell’architetto Italo e Alide.
Conclusa l’ultima fatica, d’Annunzio manifesta al fratelmo trentino la sua volontà di prender possesso di Schifamondo, la casa nova che percepisce come realtà ampia, ariosa e risanatrice.

Ruggero Morghen
GABRIELE D'ANNUNZIO NELLE LETTERE A GIANCARLO MARONI (1935)
Edizione Solfaneli
[ISBN-978-88-7497-939-4]
Pagg. 136 - € 11,00
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