Il turno (pubblicato nel 1902, dopo L’esclusa) è la storia di Marcantonio Ravì, un padre squattrinato ma ambizioso che progetta un fortunato e felice avvenire per sua figlia, Stellina. Non disponendo di risorse finanziarie, la giovane non può seguire il cuore e deve pertanto pazientare («La libertà sta di casa con la ricchezza»).
Sposerà infatti il vecchio don Diego Alcozèr, l’uomo più ricco del paese, ma anche latinista e fine epicureo («Nella vita c’è da piangere e c’è da ridere. Ma io son vecchio e non ho più tempo di far tutt’e due le cose. Preferisco ridere»). Solo alla sua dipartita, può subentrare Pepè Alletto, un nobile decaduto. Le cose però non andranno secondo i piani che saranno molto più complesse e contraddittorie.
Combinando la satira con una nuance grottesca, partendo però dal presupposto che questo romanzo breve (o racconto lungo) è – per dichiarazione di Pirandello – gaio, l’Autore sviscera con modernità i temi del matrimonio e dei suoi rischi, dell’imprevedibilità della vita su cui spira il vento del caso e che fa piroettare i personaggi sulle note di una vitalità amara.
C’è inoltre una riflessione sulla famiglia che non si focalizza soltanto sul dominio patriarcale e la sottomissione femminile, ma sulla difficoltà di comunicazione tra genitori e figli che destabilizza i rapporti, determinandone l’esclusione e, in alcuni casi, l’autoesclusione.
Luigi Pirandello
IL TURNO in corpo 16
Edizioni Tabula fati
[ISBN-979-12-5988-350-6]
Pag. 138 - € 11,00