La critica letteraria italiana, a proposito del Decameron di Boccaccio, si è polarizzata intorno a due opposte posizioni. Da un lato, quella di Vittore Branca, che ha rinvenuto nell’opera l’«epopea dei mercatanti». Dall’altro, quella di Michelangelo Picone, che ha individuato in essa la riproposizione del modello dantesco, improntato all’esaltazione dei valori cortesi e cavallereschi. In mezzo, l’interpretazione di Giuseppe Petronio, che, superando la «logomachia definitoria», ha cercato di cogliere i veri connotati del «realismo» che domina il Certaldese e il suo capolavoro, strettamente legato al suo tempo, visto nella complessità che lo caratterizza, al di là di ogni schematismo.
Il presente volume si propone di proseguire lungo questa linea contrassegnata dall’analisi articolata dei fenomeni letterari, colti nel loro rapporto con i «contesti», nell’unità inscindibile tra «forma» e «contenuto», che sta alla base delle grandi opere, arricchendo il metodo critico specifico della disciplina con l’apporto vivificante di altre (antropologia, sociologia, psicanalisi). Se al centro del Decameron sta il mercante, è necessario individuare gli elementi caratterizzanti di questa figura, della quale vanno chiariti i mutevoli connotati economico-sociali, la posizione politica nell’ambito della nuova realtà comunale, i provvisori compromessi etici con il vecchio sistema di valori, le proiezioni verso il futuro.
Antonio Catalfamo
GIOVANNI BOCCACCIO
Tra letteratura «cortese» e letteratura «popolare»
Edizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-3305-059-1]
Pagg. 184 - € 14,00