«L’Antitesi perfetta della Rivoluzione».
Così padre Raffaele Ballerini definisce Carlo Maria di Borbone-Spagna nel suo articolo La missione di Carlo VII, pubblicato il 7 giugno 1875, quando la terza guerra carlista (1872-1876) lasciava intravvedere spiragli di una possibile restaurazione.
Ma la definizione “antitesi perfetta della rivoluzione” non è riferibile al solo Monarca spagnolo, bensì a tutto il movimento, anzi a tutto l’ideario carlista: lungi dall’essere un semplice partito dinastico (esso nacque nel 1830 in seguito alla decisione di Ferdinando VII di abolire la Legge Salica e di lasciare il trono alla figlia Isabella anziché al proprio fratello Carlo Isidoro, suo legittimo erede), il Carlismo contrappose due inconciliabili Weltanschauungen. Da un lato quella liberale, incarnata nei seguaci di Isabella (o isabellini), fautori di una monarchia accentratrice, erede di quella assoluta, costituzionale, sostanzialmente indifferentista in religione; dall’altro la visione del mondo tradizionale, incarnata nei seguaci di Don Carlos, fautori di una monarchia organica, profondamente cattolica, rispettosa dei diritti locali (fueros), in cui alla legittimità dinastica o di origine si affiancava la legittimità di esercizio (quella che si dimostra governando o procedendo in conformità con i principi tradizionali di un popolo).
Gianandrea de Antonellis (a cura di)
L’ANTITESI PERFETTA DELLA RIVOLUZIONE
Gli scritti sul Carlismo della «Civiltà Cattolica» (1873-1875)
Edizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-3305-127-7]
Pagg. 112 - € 10,00