In questo grande affresco di fine ‘700 troneggia Fabrizio Ruffo. Siamo a Roma dove, grazie all’amicizia con Papa Braschi (Pio VI, l’ultimo dei nepotisti), ai parenti influenti e, soprattutto, alle sue capacità, dal 1785 ricopre le cariche equivalenti a ministro delle finanze, della guerra e di grazia e giustizia.
Realizza grandi riforme fiscali, avvia lavori di bonifica, dà impulso all’agricoltura e alle manifatture. Frequenta i salotti, partecipa alle feste, alimenta il gossip e si fa più di un nemico nell’aristocrazia. Il Papa deve licenziarlo, ma lo nomina Cardinale, anche se ecclesiasticamente non era andato oltre il diaconato.
Aveva cinquant’anni: i più spesi negli studi di economia e nei tentativi di riforme radicali. Lasciò Roma coi ricordi che, dall’infanzia alla maturità, gli fiorivano agli occhi una serie di scene venturosamente ascendenti. Deve ricominciare daccapo, ma si era già creato una “rete di salvataggio” nel Regno di Napoli. Così Fabrizio va da Ferdinando IV di Borbone che, desideroso di utilizzare pel suo regno l’ingegno e l’esperienza del novello porporato, lo nomina Sovrintendente alle Manifatture.
In pratica gli dà pieni poteri, in quanto Sua Maestà si interessa solo di caccia e di sesso.
Quando poi i francesi invadono il napoletano, il Re lo crea anche Commissario Generale delle Calabrie con l’incarico di formare un esercito popolare. È il febbraio 1799. Con 1500 uomini e due cannoni Ruffo iniziò l’avanzata contro gli invasori.
L’armata si formò in viaggio e raggiunse un diecimila volontari al canto “Tutti li franzisi – Avimmo noi d’ammazzare”.
Vi erano mescolati baroni, possidenti, operai, montanari, cittadini, preti, contadini, artigiani, straccioni, miliziotti, venturieri, soldati, banditi, professionisti, coi più strani arnesi per armi. Ma la pazzia del Ruffo, ormai sessantenne, riesce, e i francesi vengono cacciati nel giugno 1799. Per tutta riconoscenza ottiene solo l’invidia di vari personaggi: dal Nelson all’Acton e alla stessa Maria Carolina che, nonostante le diciotto gravidanze, ha avuto il tempo per imporre una politica volta solo agli interessi sella sua Austria. Il Ruffo non serve più. Degradato, lascia quella Napoli che pochi anni più tardi verrà nuovamente sottomessa dai francesi e tenuta fino alla sconfitta di Napoleone a Waterloo.
Alfredo Roncuzzi
VITA E TEMPI DEL CARDINAL FABRIZIO RUFFO
Introduzione e cura di Pier Giorgio Bartoli
Presentazione di Gianandrea de Antonellis
Edizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-3305-364-6]
Pagg. 344 - € 18,00