«Le vicende di una famiglia e di uomini della terra d’Abruzzo, nella loro chiara filigrana, ci permettono di scorgere, comprendere meglio e amare di più – perché la percepiamo reale e precisa, proprio nei dettagli unici e irreplicabili della vita di ogni persona – quella che è stata la storia dell’intero Paese durante gli anni finali del fascismo e in quelli della costruzione della democrazia italiana.»
(dalla Presentazione di Lorenzo Ornaghi)
La famiglia di cui si parla è quella dei fratelli Mancini, partiti dalla campagna abruzzese allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Gli autori principali del carteggio sono Giovanni Armando e Antonio; del fratello Luigi rimangono purtroppo poche lettere, insufficienti per una biografia giovanile.
Giovanni Armando, il minore, volontario nei battaglioni della Gioventù Universitaria fascista, nelle quasi trecento lettere che scrive a casa è convinto della Vittoria, anche dopo la caduta di Mussolini. Eppure l’8 settembre 1943 combatte i nazisti a fianco degli inglesi. Si è cercato di capire il perché.
Antonio, il fratello maggiore, autore di un lungo diario, odiava la guerra e riteneva sbagliata quella al fianco dei tedeschi. Dopo l’8 settembre non parla di antifascismo, né di democrazia, ma di «enorme sventura per la Patria» e di «inizio del calvario». Perché, lui che non era fascista e che i tedeschi li aveva battuti, dice di sentirsi «già vinto nel cuore»?
Antonio sopravvive al conflitto mentre nell’Italia liberata tutto cambia; soffrendo diventa una persona del tempo nuovo e tuttavia conserva intatti i valori dell’Italia di sempre. Il suo diario, pieno delle convinzioni che hanno ispirato la sua opera e la sua vita, è il viaggio interiore d’un Orfeo cattolico.
Antonio Mancini (1915-1982). Un self-made man temprato e volitivo, contrario al fascismo e alla guerra, chiede però nel 1943 la “zona di operazione” . Combatte i tedeschi in Corsica e poi nella guerra di Liberazione. Si iscrive alla Democrazia Cristiana a Forlì nel 1945 e poi già nel 1946 ne sarà segretario provinciale a Pescara. Raggiunge i vertici della carriera statale e già negli anni Quaranta ha compiti politici di rilievo. Negli anni Cinquanta sarà il primo sindaco DC di Pescara, la “città miracolo del dopoguerra… la prima città americana in Italia” (Piovene).
Armando Mancini (1919-1943). Studente promettente, atleta filosofo. Giovanissimo professore, vincitore dei Littoriali, volontario nei battaglioni universitari del Duce nel 1941, scompare nell’ottobre 1943. Ucciso in combattimento, fucilato, mitragliato, fatto affogare, non si è mai saputo.
Francesco Mancini
GIÀ VINTI NEL CUORE Un carteggio famigliare (1936-1944)
Presentazione di Lorenzo Ornaghi
Edizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-7497-732-1]
Pagg. 288 + 24 ill. - € 20,00